“C’è una situazione in Bassa Valle Scrivia di violazione continua di leggi e di contratti nelle campagne. Non ci risulta che quest’estate siano stati effettuati controlli in loco; o meglio, un controllo è avvenuto – ci risulta – il 17 ottobre, quando ormai la stagione agricola volgeva al termine! Vogliamo capire qual è il percorso di ripristino della legalità e per l’applicazione dei contratti e delle leggi sul lavoro.
Questo stato di cose non può continuare, prima o poi si riscia una nuova esplosione, nel silenzio totale di istituzioni e di organismi di sorveglianza”.
Questo era un “pezzo” del comunicato stampa del 27 ottobre 2013 del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, realtà autorganizzata composta da braccianti e solidali, nata sull’onda della lotta dei 74 giorni dei braccianti marocchini dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Mauro di Castelnuovo Scrivia.
Sapevamo che non era finita, che le situazioni di lavoro schiavista nelle campagne caratterizzano l’agricoltura ortofrutticola della Bassa Valle Scrivia e di altre zone del Piemonte: salari di fame, condizioni di lavoro bestiali, manodopera in “nero”, rinnovo di permessi di soggiorno dietro pagamento. Insomma, un’altra “Rosarno” al nord, ad una manciata di chilometri da Milano, in un’area di agricoltura d’eccellenza, dove la grande distribuzione commerciale si riforniva dei suoi prodotti.
E’ dunque merito anche delle nostre pressioni e denunce se, quest’anno, le cose stanno andando diversamente.
Ad incappare, oggi, nelle maglie della Guardia di Finanza e della Direzione provinciale del Lavoro è l’azienda agricola Balduzzi Fiorenzo e Stefano di Isola Sant’Antonio: 15 lavoratori in “nero” su 30, tutti di origine africana, 209 casi di lavoro irregolare in quattro anni, qualcosa come 4.000 giornate di lavoro irregolare e, per finire, pure una lavoratrice in maternità!
A questo punto siamo.
Ci auguriamo che ora la giustizia faccia il suo corso fino in fondo e che questo serva anche da monito.
Nel mentre, per i braccianti delle campagne della Bassa Valle Scrivia, molta strada resta ancora da fare.
Le cause di lavoro contro la Ditta Lazzaro Bruno e Mauro si prospettano con tempi lunghi e con prospettive di risarcimento assai remote; nel contempo, risulta che Lazzaro abbia richiesto un prestito alla banca per 420 mila euro, in cambio di un’ipoteca volontaria di 840 mila euro sui terreni e fabbricati.
All’indirizzo della ditta Lazzaro, si è insediata una nuova azienda, la Castelfresco srl, il cui presidente del consiglio di amministrazione è tal Paolo Viarenghi, un dirigente della CIA di Alessandria, di cui i Lazzaro, padre e figlio, sono diventati dipendenti, insieme ad altri 17. Probabilmente, sono gli indiani che i Lazzaro utilizzavano per i “crumiraggio” contro i braccianti marocchini in sciopero.
Nonostante questo, i Lazzaro, attraverso i loro legali, imperversano con le denunce per diffamazione nei confronti di tutti coloro che, a parole o con scritti ed interviste, hanno osato denunciare le condizioni di sfruttamento dei 40 braccianti marocchini, ora tutti licenziati con un cartello affisso ad un palo della luce! Come nell’800!
Il Presidio permanente di Castelnuovo e della Bassa Valle Scrivia coglie questa occasione per mandare il messaggio seguente: se qualcuno pensa di intimidirci o di fermarci in questo modo, sta prendendo un grosso abbaglio.
Noi siamo convinti più che mai della giustezza delle nostre ragioni e siamo più determinati che mai a proseguire la nostra lotta, sul campo e attraverso i nostri legali.
La lotta continua!
Karama in arabo significa dignità ed i braccianti delle campagne della Bassa Valle Scrivia ci insegnano che LA DIGNITA’ NON E’ IN VENDITA!
Castelnuovo Scrivia, 7 luglio 2014
Presidio permanente di Castelnuovo e della Bassa Valle Scrivia