COO.BRA
Coordinamento Bracciantile saluzzese
QUARTO INCONTRO “ABITARE E LAVORO STAGIONALE MIGRANTE IN PIEMONTE”
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27 aprile castellar

DOMENICA 27 APRILE 2014, a Castellar (pochi km da SALUZZO – CN), presso l’Azienda Agricola Borghino, si è tenuto il 4^ incontro “ABITARE E LAVORO STAGIONALE MIGRANTE IN PIEMONTE”

Questo appuntamento si è inserito in un percorso di confronto, iniziato nel dicembre 2013, tra:
PRESIDIO PERMANENTE CASTELNUOVO SCRIVIA
COORDINAMENTO BRACCIANTILE SALUZZESE
ATTIVISTI DI CANELLI
EX MOI OCCUPATA RIFUGIATI E MIGRANTI

Il 1^ incontro si è tenuto al C.S.O.A. Gabrio di Torino il 14 dicembre 2013, in occasione dell’assemblea nazionale della rete Abitare Nella Crisi, il 2^ incontro si è tenuto all’Ex Mutua Occupata di Asti l’11 gennaio 2014 ed il 3^ incontro si è tenuto alla Scuola di Italiano per migranti di SALE (AL) il 1 marzo 2014.

L’obiettivo del 4^ incontro di domenica 27 aprile a Saluzzo era quello di concretizzare l’importante elaborazione e condivisione di saperi, per iniziare a strutturare pratiche di lotta – condivise ed al contempo specifiche per ciascuna località – relative allo SFRUTTAMENTO LAVORATIVO ed al BISOGNO ABITATIVO vissuto nei diversi territori rurali ad agricoltura intensiva del Piemonte.

Ha visto la nascita il COORDINAMENTO BRACCIANTILE PIEMONTESE

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Il punto di partenza da cui muoviamo è la volontà di scambiare saperi e pratiche situati in specifici contesti territoriali, sociali, politici ed economici del nord-ovest italiano: il cuneese, il tortonese, il monferrato. L’obiettivo comune è quello di costruire spazi dove intraprendere, insieme ai migranti impiegati o alla ricerca di lavoro nelle campagne, percorsi di analisi, conricerca, rivendicazione e riappropriazione, riguardanti le condizioni lavorative ed abitative cui sono costretti. Si tratta, quindi: di evidenziare in che modo la manodopera migrante sia centrale – e niente affatto marginale – nei sistemi produttivi locali ad agricoltura intensiva; di mettere in luce la condizione di perenne ricattabilità giuridica a cui è costretta la forza-lavoro migrante, e che ne garantisce la potenziale condizione di sfruttamento; di individuare pratiche adeguate per mettere in atto un’alternativa concreta in termini di salario, di riappropriazione del reddito, di diritto all’abitare, di ricomposizione sociale, di socialità alternativa alle logiche di esclusione ed alienazione.

L’Ex Moi Occupata, pur essendo una realtà metropolitana, non è affatto estranea a queste tematiche, essendo attraversata da persone che si spostano alla ricerca di lavoro nelle campagne piemontesi e che, prima o dopo la stagione, vi trovano un approdo abitativo, di relazioni e di socialità alternativo alle logiche dell’incertezza radicale, dell’emergenza, dell’assistenzialismo e dell’esoticizzazione dello straniero.

Riteniamo che il riferimento costante ed unidirezionale di politicanti e di molti solidali alle esperienze di sfruttamento della manodopera migrante nelle campagne del Sud Italia sia controproducente, nel momento in cui serve a rinforzare lo stereotipo orientalista secondo cui il “problema più grave” sta comunque nel Mezzogiorno “arretrato”. Il nostro metodo comparativo, infatti, non si basa su un principio di equivalenza – per cui le diverse realtà sarebbero classificabili secondo una scala di “gravità”, fino ad arrivare al “caso estremo” della presenza di caporalato, lavoro nero, semi-schiavitù – ma su un principio di singolarità. Riteniamo che le logiche di sfruttamento e di violenza non siano universali, ma vadano indagate e messe in luce a partire dai contesti specifici nelle quali si manifestano. La presenza di lavoro grigio dilagante e di vite migranti “in eccesso”, costrette a vivere all’addiaccio nelle ricche campagne del cuneese, si innesta in un sistema di sfruttamento e di violenza diverso, ma tanto grave quanto quelli del Sud Italia. Solo in questo senso, “Rosarno è ovunque”.

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